Prove di cortesia: come sopravvivere alla prima esperienza in un ristorante giapponese

Si dice che in Giappone siano tutti educati. Vero, verissimo. Ciò che non si dice è che a volte l’educazione, così come la intendono loro, può risultare, a un occhio occidentale, a tratti stravagante. Ci sono cose che il nostro cervello non è programmato a recepire e, infatti, rimaniamo spiazzati, intontiti. Difficile immaginare che un gesto cortese possa farci rimanere male o che qualcosa di ‘normale’ possa essere per noi semplicemente inconcepibile, vero? E allora viviamo assieme la prima, disorientante esperienza in un ristorante giapponese…

Fase uno: ingresso trionfale

Quando entrate al ristorante, vi accoglie un coro di voci. Non allarmatevi: vi stanno solo dicendo, molto educatamente, ‘Benvenuti!’.  Solo che il loro educatamente significa che vi stanno urlando contro peggio di vostra madre quando le rubavate dal frigo le scorte per il pranzo di Natale. E non solo il/la cameriere/a vi sbraita addosso, ma TUTTO LO STAFF. Infatti, nella maggior parte dei ristoranti, la cucina è aperta e si affaccia sul locale, o meglio, il locale dà sulla cucina, o meglio, i banconi circondano la cucina. Insomma, per farla breve, siccome sono dannatamente gentili, vi danno il benvenuto anche il cuoco, l’aiuto-cuoco, il lavapiatti, l’aiuto-lavapiatti e anche il pesce crudo del sashimi. Il risultato è che l’unica cosa che vorreste fare è girare i tacchi e fuggire più lontano possibile. 

Un tipico (e squisito) piatto di ramen

 

Se poi riuscite a superare il trauma del coretto d’apertura, allora non dovete stupirvi se, una volta accomodati al tavolo, iniziate a sentire i vostri vicini che fanno bizzarri rumori con la bocca. Tranquilli; è ok. Fare rumore mentre si mangia non solo è accettato ma anche consigliato. Infatti, i piatti che comprendono zuppe (in sostanza tutti i tipi di noodles giapponesi: ramen, udon, soba, ecc.) vengono servite alla temperatura interna del Sole, e devono essere consumate subito. Sul perché non si possano aspettare 5 minuti che si raffreddi, non saprei dire. In ogni caso, l’unico modo per evitare l’ustione di lingua, palato, ugola e denti è ingurgitare la zuppa facendola arrivare direttamente allo stomaco. Per farlo bisogna risucchiare zuppa e noodles alla velocità della luce, provocando suoni che superano in decibel il rombo del motore di una Ferrari. Mi è stato detto che, così facendo, si riesce anche ad assaporare meglio il piatto. Mi chiedo come sia possibile visto che una permanenza del cibo per più di un centesimo di secondo sulla lingua provocherebbe la distruzione istantanea di tutte le papille gustative. Ma tant’è: i giapponesi fanno un baffo persino alla mia nonna, che è cintura nera di risucchio di liquidi bollenti.

 

Il museo del ramen a Yokohama: uno dei luoghi in cui poter assaggiare un piatto di ramen autentico

 

Fase due: ordinare evitando crisi diplomatiche

Una volta superato anche il trauma uditivo, allora vi accorgerete che il menu al tavolo è solamente in giapponese. Nessuna paura: i vostri sguardi persi nel vuoto e gli occhi colmi di lacrime, che state morendo di fame e non riuscite a capire un’acca di quello che c’è scritto, attireranno presto i camerieri, che si affretteranno a portarvi il menù in inglese. Ringraziate calorosamente, vi hanno appena salvato la vita. Inoltre, scorrete il menù fino all’ultima pagina: spesse volte, potrete leggere le raccomandazioni per i clienti occidentali. Una sorta di vademecum su come comportarsi al ristorante secondo il galateo giapponese. Alcune raccomandazioni vi faranno morire dal ridere: perché mai qualcuno dovrebbe mettersi a vagare per il ristorante dopo che è stato accomodato, è mistero.

Istruzioni su come comportarsi al ristorante

 

Un altro passaggio di cui dovete assolutamente essere consci, è che i camerieri non vengono da voi a prendere gli ordini se non vengono chiamati. Quando avete deciso, chiudete il menù e urlate a più non posso ‘Sumimasen!’ per attirare l’attenzione. Non serve il contatto visivo, come da noi. Serve che ricambiate il favore che avete ricevuto entrando, ovvero che urliate loro nell’orecchio. Ricordate: nessuna pietà. Io una volta ho fatto solo un cenno con la mano per essere ‘gentile’ ma la cameriera pensava la stessi salutando. Non potete immaginare l’imbarazzo.

Fase tre: mangiare e uscire con stile

Dopo (o prima) che avete ordinato, indicando con il dito i piatti che volete come i bimbi timidi (a meno che non mastichiate un po’ di giapponese, si intende), vi verrà portato al tavolo un asciugamanino quadrato umidiccio (caldo o freddo, a seconda della stagione). L’utilità dell’asciugamanino mi è ancora in parte oscura. Fatto sta che dovete lavarvici le mani quando vi viene portato e poi teoricamente ignorarlo per il resto della cena. Di fatto, siccome è l’unico supporto che vi viene fornito per pulirvi la bocca dal brodo che cola (dettaglio raccapricciante ma niente di più vero), meglio se ve lo tenete vicino per tutta la durata della cena. E scordatevi i tovaglioli, non vanno di moda. Insieme all’asciugamano, vi viene anche portato un bicchiere d’acqua o the (occhio che se è the, scotta). La cosa bella dei ristoranti giapponesi è che non siete costretti a ordinarvi il drink, visto che di base l’acqua o il the sono compresi nel servizio. La cosa brutta è che i bicchieri che vengono usati per servirvi da bere sono microscopici e li finite in un sorso scarso. Ma anche qui, niente paura: vi vengono riempiti in continuazione, cosicché finite davvero con il vagare per il ristorante… certo, per cercare il bagno!

La mia cena preferita: zuppa di noodles con vedure, pollo fritto e gyoza

 

Quando vi vengono portati i piatti, vi verrà consegnata anche una cartellina fermafogli girata al contrario. Ecco, quella non la girate finchè non avete finito di mangiare e volete pagare. È il conto. E non sta bene se vi mettete a rimirarlo mentre state mangiando. Consolatevi: in Giappone tutto è chiaro, tutto è limpido, non esistono costi ‘nascosti’ come il coperto o la mancia all’americana. Però attenti alle tasse, che spesso non sono incluse!

Se siete arrivati alla fine della vostra prima esperienza in un ristorante giapponese sani e salvi, vi assicuro che vi sentirete dei navigati cultori di usi e costumi del paese del Sol Levante. Ora non fate l’errore di star seduti aspettando che vi facciano pagare al tavolo: prendete il conto e dirigetevi alla cassa per pagare. Infine, preparatevi al last step: il coro di congedo da parte di TUTTO LO STAFF, a sonore botte di ‘Arigato Gozaimasu’, ovvero grazie mille!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.